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venerdì, Ottobre 18, 2024

Napoli Venezia 2-0: Gioco, partita,incontro!

Napoli Venezia 2 a 0: Gioco, partita,incontro! Esordio stagionale vincente al “Maradona”, “facce vecchie” aria nuova.

Napoli Venezia 2 a 0: Gioco, partita,incontro! Esordio stagionale vincente al “Maradona”, “facce vecchie” aria nuova.

Il Napoli comincia la stagione con il piede giusto, anche se la gara contro i lagunari non è iniziata proprio sotto i migliori auspici, ben tornati in Serie A, a loro! Gli azzurri, che hanno preso il pallino del gioco fin dal primo minuto – tant’è che alla fine del primo tempo, il possesso palla napoletano era al 61%! – nonostante la “mattana” di Osimhen.

Istigato dal suo marcatore diretto, Victor ha reagito da vero pruvulone: cade nella provocazione e si fa espellere come per un fallo violento di reazione, sugli sviluppi di un calcio d’angolo in area veneta.

Bisognerebbe far capire al ragazzo che il calcio professionistico non è un’allegra scampagnata di sabato pomeriggio, con i compagni di merenda Diop e Mamadou. Si tratta invece di un torneo professionistico, in cui, tra l’altro, si viene lautamente pagati per le proprie prestazioni.

Commettere l’avventatezza di reagire a un fallo furbo di un avversario è quantomeno incauto: non basta essere forti e potenti, nel calcio che conta bisogna usare la testa per andare avanti. Così non va bene, caro Victor.

Dopo l’espulsione del nigeriano, abbiamo temuto che la gara si mettesse male, nonostante solo pochi giorni prima avessi assistito a una gara di Coppa Italia. Nella gara stessa il Venezia di Paolo Zanetti non avesse dato prova di essere realmente un così temibile nemico.

In quel caso specifico è bastato il solo intervento di Camillo Ciano, marcianisano, bomber tascabile del Frosinone, a mettere in imbarazzo tutto il loro reparto difensivo. Ma, come sappiamo bene noi amanti della scaramanzia e della cabala, è proprio quando sembra tutto facile che le cose si complicano.

La partita dal 23’ si mette male per gli azzurri, che subito dopo perdono anche Zielinsky, stavolta per un affaticamento muscolare. Viene sostituito egregiamente da Elmas, che pare essersi ritrovato, come si è scorto con Lobotka. Questo ci dimostra, come spesso ripeto, che gli acquisti, il Napoli, li ha trovati in casa propria.

Calciatori messi male in campo, trattati non proprio in maniera idilliaca da chi ha preceduto l’attuale tecnico azzurro, e che oggi sembrano essere diventati altri calciatori, fino ad ora sconosciuti. Quando si dice che la classe non è acqua: paragonando Spalletti con chi c’era prima, non possiamo che confermare questo detto.

Una squadra ben messa in campo, con i calciatori che sanno bene cosa fare, e con la sorprendente scoperta che giocatori come Manolas, Politano, Fabian Ruiz, che un tempo giocavano solo per conto loro, ora danno l’idea di giocare per la squadra, un bel vedere davvero.

La gara alla fine potrebbe essere racchiusa in una famosa frase di Eliot Ness, poliziotto della Chicago degli anni 30, che riuscì a sgominare il peggiore dei malviventi di allora, il famigerato Al Capone, quando, dopo le prime sconfitte subite a opera del mafioso, rispose ai cronisti del tempo: “ Mai smettere di lottare finché l’incontro non è finito!”.

E così ha fatto anche il Napoli. In 10 contro 11, i ragazzi di Spalletti hanno dominato in lungo e largo, permettendosi anche il lusso di sbagliare un rigore, rimediando realizzandone un altro poco più avanti.

A questo proposito, mentre scorreva la partita, mi è balzata in mente la famosa frase dei Sadici Piangenti, quando San Ciro (Benedetto Casillo), rivolgendosi al Signore (Renato Rutigliano), gli intima: “Chist’anno add’ ho jamme, jamme c’avita da’ djue rigure, pecchè Savoldi uno ‘o sbaglia e n’ato ‘o votta a dinto!”, e cioè “Quest’anno, dovunque andremo, dovete darci due rigori, perché Savoldi uno lo sbaglia e l’altro lo infila dentro!”.

In situazioni passate, errori e calamità simili avrebbero stroncato ogni velleità di vittoria, ma si vede che oggi il vento è cambiato, e che il “timoniere” sa il fatto suo. Pare abbiamo ritrovato, facendo scongiuri, un allenatore che mancava dai tempi di Maurizio Sarri. C’è poco da fare, Napoli ha bisogno del suo Bernardo Tanucci, fin dai tempi di Ferdinando I.

Una vittoria meritata, questa: un esordio stagionale vincente al “Maradona”. Facce vecchie, aria nuova.

di Fiore Marro

Napoli Venezia 2 a 0: Gioco, partita,incontro! Esordio stagionale vincente al “Maradona”, “facce vecchie” aria nuova.

Il Napoli comincia la stagione con il piede giusto, anche se la gara contro i lagunari non è iniziata proprio sotto i migliori auspici, ben tornati in Serie A, a loro! Gli azzurri, che hanno preso il pallino del gioco fin dal primo minuto – tant’è che alla fine del primo tempo, il possesso palla napoletano era al 61%! – nonostante la “mattana” di Osimhen.

Istigato dal suo marcatore diretto, Victor ha reagito da vero pruvulone: cade nella provocazione e si fa espellere come per un fallo violento di reazione, sugli sviluppi di un calcio d’angolo in area veneta.

Bisognerebbe far capire al ragazzo che il calcio professionistico non è un’allegra scampagnata di sabato pomeriggio, con i compagni di merenda Diop e Mamadou. Si tratta invece di un torneo professionistico, in cui, tra l’altro, si viene lautamente pagati per le proprie prestazioni.

Commettere l’avventatezza di reagire a un fallo furbo di un avversario è quantomeno incauto: non basta essere forti e potenti, nel calcio che conta bisogna usare la testa per andare avanti. Così non va bene, caro Victor.

Dopo l’espulsione del nigeriano, abbiamo temuto che la gara si mettesse male, nonostante solo pochi giorni prima avessi assistito a una gara di Coppa Italia. Nella gara stessa il Venezia di Paolo Zanetti non avesse dato prova di essere realmente un così temibile nemico.

In quel caso specifico è bastato il solo intervento di Camillo Ciano, marcianisano, bomber tascabile del Frosinone, a mettere in imbarazzo tutto il loro reparto difensivo. Ma, come sappiamo bene noi amanti della scaramanzia e della cabala, è proprio quando sembra tutto facile che le cose si complicano.

La partita dal 23’ si mette male per gli azzurri, che subito dopo perdono anche Zielinsky, stavolta per un affaticamento muscolare. Viene sostituito egregiamente da Elmas, che pare essersi ritrovato, come si è scorto con Lobotka. Questo ci dimostra, come spesso ripeto, che gli acquisti, il Napoli, li ha trovati in casa propria.

Calciatori messi male in campo, trattati non proprio in maniera idilliaca da chi ha preceduto l’attuale tecnico azzurro, e che oggi sembrano essere diventati altri calciatori, fino ad ora sconosciuti. Quando si dice che la classe non è acqua: paragonando Spalletti con chi c’era prima, non possiamo che confermare questo detto.

Una squadra ben messa in campo, con i calciatori che sanno bene cosa fare, e con la sorprendente scoperta che giocatori come Manolas, Politano, Fabian Ruiz, che un tempo giocavano solo per conto loro, ora danno l’idea di giocare per la squadra, un bel vedere davvero.

La gara alla fine potrebbe essere racchiusa in una famosa frase di Eliot Ness, poliziotto della Chicago degli anni 30, che riuscì a sgominare il peggiore dei malviventi di allora, il famigerato Al Capone, quando, dopo le prime sconfitte subite a opera del mafioso, rispose ai cronisti del tempo: “ Mai smettere di lottare finché l’incontro non è finito!”.

E così ha fatto anche il Napoli. In 10 contro 11, i ragazzi di Spalletti hanno dominato in lungo e largo, permettendosi anche il lusso di sbagliare un rigore, rimediando realizzandone un altro poco più avanti.

A questo proposito, mentre scorreva la partita, mi è balzata in mente la famosa frase dei Sadici Piangenti, quando San Ciro (Benedetto Casillo), rivolgendosi al Signore (Renato Rutigliano), gli intima: “Chist’anno add’ ho jamme, jamme c’avita da’ djue rigure, pecchè Savoldi uno ‘o sbaglia e n’ato ‘o votta a dinto!”, e cioè “Quest’anno, dovunque andremo, dovete darci due rigori, perché Savoldi uno lo sbaglia e l’altro lo infila dentro!”.

In situazioni passate, errori e calamità simili avrebbero stroncato ogni velleità di vittoria, ma si vede che oggi il vento è cambiato, e che il “timoniere” sa il fatto suo. Pare abbiamo ritrovato, facendo scongiuri, un allenatore che mancava dai tempi di Maurizio Sarri. C’è poco da fare, Napoli ha bisogno del suo Bernardo Tanucci, fin dai tempi di Ferdinando I.

Una vittoria meritata, questa: un esordio stagionale vincente al “Maradona”. Facce vecchie, aria nuova.

di Fiore Marro

© Riproduzione riservata

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