La cover del disco “Straight Songs of Sorrow” del 2020 di Mark Lanegan, suo ultimo lavoro.
Mark Lanegan: (era) vivo per miracolo.
Mark Lanegan reputava una sorpresa il fatto che potesse essere ancora vivo fino a qualche anno fa. Purtroppo tutto ciò è durato poco e abbiamo perso l’ennesima voce di un’epoca rock importantissima per la storia della musica. A quasi 58 anni anni la voce storica degli Screaming Trees ci ha lasciato in quello che forse era il suo periodo musicale migliore. Proprio durante i primi mesi della pandemia aveva pubblicato il suo ultimo lavoro da solista, Straight Songs of Sorrow, dai tratti molto personali e intimi.
L’autobiografia Sing Backwards and Weep.
Anche la sua autobiografia è di un paio di anni fa e racconta della sua adolescenza fatta di microcriminalità e della dipendenza da alcool e droghe. Questi elementi avevano reso famosa, oltre che per la loro musica, anche la sua band storica, gli Screaming Trees appunto. Scansata la galera per la benevolenza di un giudice, Mark ha sempre pensato di morire da un momento all’altro, data la sua dote di autolesionista convinto. Dopo Kurt Cobain (Nirvana), Layne Staley (Alice in Chains), Scott Weiland (Stone Temple Pilots) e Chris Cornell (Soungarden), Mark Lanegan purtroppo lascia l’eredità del grunge all’unica voce storica superstite di questo movimento, vale a dire Eddie Vedder (Pearl Jam). Nella sua biografia afferma anche che spesso è stato descritto come “il cantante grunge drogato che non ha mai sfondato”. In realtà vanta grandi collaborazioni a livello internazionali.
Mark Lanegan, Screeming Trees e Kurt Cobain.
Relegare la carriera di Mark Lanegan agli Screaming Trees è abbastanza scontato. Nati nel 1985, Mark si unì ai fratelli Conner quando fu assunto come commesso nel negozio di video del padre dei due musicisti. La svolta avvenne quando dopo il loro secondo disco Mark conobbe Kurt Cobain e vide i Nirvana dal vivo. I continui litigi tra i fratelli Conner portarono Mark Lanegan all’esasperazione al tal punto da continuare ad affondare nelle sue dipendenze. L’idea di abbandonare la band comportava la lurida alternativa, di tornare a Ellensburg, la sua città. La musica e l’amicizia con Kurt lo aiutarono tanto, avendo in comune il blues e Lead Belly. L’idea di inciderne un album di cover non si realizzò mai, ma in compenso sia nel suo disco di Mark The Widding Sheet e in MTV Unplugged dei Nirvana abbiamo due sontuose versioni del brano “Where Did You Sleep Last Night”.
Mark e l’amicizia come ancora di salvezza.
Kurt fu un grande amico, ma il vero modello per Mark fu Layne Staley. Non solo divennero “fratelli”, ma ebbero una sorta di rapporto allievo-maestro. La notizia della sua morte nel 2002 fu devastante e nel brano “Last One in the World” nel suo album del 1998 Scraps at Midnight quasi ne prevede la prematura scomparsa. Mark non esita nella sua biografia anche a raccontare il periodo in cui negli anni ’90 abbandonò temporaneamente la musica vivendo da barbone e di piccoli furti per comprare eroina. Duff McKagan, bassista dei Guns n’ Roses, che era suo fan, riuscì a aiutarlo. Nello stesso periodo cominciarono le collaborazioni con Josh Homme dei Queens of the Stone Age e Greg Dulli dei Twilight Singers. Lanegan affermava di sentirsi in debito con loro e noi lo saremo con lui per aver tenacemente continuato a fare musica. Buona non-vita Mark! francesco moccia – https://www.annotizie.it/musica-le-note-che-ribollono-sulla-lava-del-vesuvio/
La cover del disco “Straight Songs of Sorrow” del 2020 di Mark Lanegan, suo ultimo lavoro.
Mark Lanegan: (era) vivo per miracolo.
Mark Lanegan reputava una sorpresa il fatto che potesse essere ancora vivo fino a qualche anno fa. Purtroppo tutto ciò è durato poco e abbiamo perso l’ennesima voce di un’epoca rock importantissima per la storia della musica. A quasi 58 anni anni la voce storica degli Screaming Trees ci ha lasciato in quello che forse era il suo periodo musicale migliore. Proprio durante i primi mesi della pandemia aveva pubblicato il suo ultimo lavoro da solista, Straight Songs of Sorrow, dai tratti molto personali e intimi.
L’autobiografia Sing Backwards and Weep.
Anche la sua autobiografia è di un paio di anni fa e racconta della sua adolescenza fatta di microcriminalità e della dipendenza da alcool e droghe. Questi elementi avevano reso famosa, oltre che per la loro musica, anche la sua band storica, gli Screaming Trees appunto. Scansata la galera per la benevolenza di un giudice, Mark ha sempre pensato di morire da un momento all’altro, data la sua dote di autolesionista convinto. Dopo Kurt Cobain (Nirvana), Layne Staley (Alice in Chains), Scott Weiland (Stone Temple Pilots) e Chris Cornell (Soungarden), Mark Lanegan purtroppo lascia l’eredità del grunge all’unica voce storica superstite di questo movimento, vale a dire Eddie Vedder (Pearl Jam). Nella sua biografia afferma anche che spesso è stato descritto come “il cantante grunge drogato che non ha mai sfondato”. In realtà vanta grandi collaborazioni a livello internazionali.
Mark Lanegan, Screeming Trees e Kurt Cobain.
Relegare la carriera di Mark Lanegan agli Screaming Trees è abbastanza scontato. Nati nel 1985, Mark si unì ai fratelli Conner quando fu assunto come commesso nel negozio di video del padre dei due musicisti. La svolta avvenne quando dopo il loro secondo disco Mark conobbe Kurt Cobain e vide i Nirvana dal vivo. I continui litigi tra i fratelli Conner portarono Mark Lanegan all’esasperazione al tal punto da continuare ad affondare nelle sue dipendenze. L’idea di abbandonare la band comportava la lurida alternativa, di tornare a Ellensburg, la sua città. La musica e l’amicizia con Kurt lo aiutarono tanto, avendo in comune il blues e Lead Belly. L’idea di inciderne un album di cover non si realizzò mai, ma in compenso sia nel suo disco di Mark The Widding Sheet e in MTV Unplugged dei Nirvana abbiamo due sontuose versioni del brano “Where Did You Sleep Last Night”.
Mark e l’amicizia come ancora di salvezza.
Kurt fu un grande amico, ma il vero modello per Mark fu Layne Staley. Non solo divennero “fratelli”, ma ebbero una sorta di rapporto allievo-maestro. La notizia della sua morte nel 2002 fu devastante e nel brano “Last One in the World” nel suo album del 1998 Scraps at Midnight quasi ne prevede la prematura scomparsa. Mark non esita nella sua biografia anche a raccontare il periodo in cui negli anni ’90 abbandonò temporaneamente la musica vivendo da barbone e di piccoli furti per comprare eroina. Duff McKagan, bassista dei Guns n’ Roses, che era suo fan, riuscì a aiutarlo. Nello stesso periodo cominciarono le collaborazioni con Josh Homme dei Queens of the Stone Age e Greg Dulli dei Twilight Singers. Lanegan affermava di sentirsi in debito con loro e noi lo saremo con lui per aver tenacemente continuato a fare musica. Buona non-vita Mark! francesco moccia – https://www.annotizie.it/musica-le-note-che-ribollono-sulla-lava-del-vesuvio/
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