L’Italia batte tre a zero la Svizzera, la squadra di Mancini è già qualificata agli ottavi, vincendo e convincendo. Ieri sera mi sono anche tranquillizzato, cominciavo a sospettare che forse era colpa dell’aria di Napoli, dei tifosi del Napoli, della “camiseta” napoletana. Parlo di Lorenzo insigne, di quell’atteggiamento in alcune prestazioni con la maglia azzurra partenopea davvero irritanti da parte del suo capitano. In nazionale Insigne ha sempre regalato tutta un’altra versione di calciatore. Perfetto, continuo, lineare addirittura con doti di trascinatore; da leader Insigne a Napoli è stato una sorta di Dottor Jekyll e Mister Hyde. Questo genere di assillo è sparito ieri, in quel di Roma, dopo l’opaca prestazione che il nostro “Lorenzo il magnifico” ha offerto contro la Svizzera.
La solita indolenza, l’inutile tiro a giro, “passaggetti” all’indietro senza costrutto. Sono cose che hanno irritato la torcida azzurra, quella parte che spesso è stata anche eccessivamente cattiva con lui, io tra loro. La brutta prestazione di eri non mi mi ha fatto piacere, il capitano resta comunque un capitale importante per il Napoli. Intanto però mi ha anche liberato dall’angoscia di sentirmi colpevole, come tifoso, di talune performance del numero 10 dell’Italia. Quando non è in vena è inguardabile anche lontano dal Maradona, tranquilli.
La Svizzera di ieri, è parsa meglio attrezzata rispetto ai turchi ma rimane comunque poca cosa. La squadra elvetica è apparsa evanescente in attacco, non certo imbattibile in difesa. L’Italia gli ha rifilato, come ha fatto con i turchi: “Tre pappine”. In campo, oltre a trovare difficoltà nel riscontrare calciatori svizzeri autoctoni, la maggior parte di essi è di fatto di origine slava. A condire la squadra svizzera: spruzzatine albanesi, poi ci sono quelli originari dell’Africa, gli ispanici e alla fine pure qualche sudamericano. Di nativo svizzero c’è solo il massaggiatore insomma, anche se qualcuno dubita anche di quest’ultimo.
Sull’origine geografica, pare che l’unica nazionale che conservi una rappresentanza indigena paradossalmente sia la Macedonia, che in cucina è composta invece dagli elementi più disparati. In campo dicevamo gli elvetici non hanno mai dato l’idea di essere pericolosi, il merito è anche degli azzurri di Mancini che sono davvero messi bene in campo. Qualità che mette in risalto le individualità di ognuno dei calciatori che ha a disposizione il Commissario tecnico dell’Italia. La catena di destra azzurra è stata quella che ha funzionato meglio, dall’altra sponda Insigne, dicevamo, ha fatto una partita anonima.
Spinazzola, che era partito pure bene, non ha ripetuto la gara magnifica fatta contro la Turchia, mentre l’asse Berardi – Barella – Di Lorenzo è stata funzionale e a tratti devastante. Il calabrese diventa sempre più protagonista, da sottolineare la prestazione di Thomas Locatelli. Presente all’interno della rosa da vice di Verratti, è stato primo attore fornendo una prova gagliarda condita dall’ insolita veste di match-winner. Gli elvetici, in avanti schieravano Embolo, gli azzurri di “embolo” ne hanno procurato ben tre ai malcapitati bianco-scudati di Vladimir Petković.
La squadra del “Mancio” gioca un calcio italiano moderno. Un calco senza fronzoli, con tante belle verticalizzazioni, poche partenze da dietro, che pare una moda che sta andando in naftalina, finalmente. Il calcio è un gioco semplice, ogni tanto la palla passa nelle mani di qualche pseudo filosofo, che spesso fa più danni che benefici all’intero settore. Di filosofi della pedata io ne conosco solo uno, si chiamava Manlio Scopigno e vinse in un angolo del mondo calcistico dove difficilmente si ritornerà a vincere. Devo ammettere che se in squadra avessi avuto una punta come Giggirriva, anche io avrei potuto vincere e mettermi a filosofare.
di Fiore Marro